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Creare il piano editoriale della conoscenza

Se vogliamo coltivare le competenze, (digitali e non), dobbiamo creare una sorta di piano editoriale della conoscenza e sfruttare gli strumenti che oggi il web ci mette a disposizione.

Essere imprenditore oggi significa occuparsi della propria attività a 360°, dagli aspetti meramente pratici e organizzativi agli aspetti intangibili, come la visibilità e la promozione attraverso il sito web e i canali social.

Individuato l’argomento che desideriamo approfondire, si può scegliere tra i tanti contenuti e approfittare delle piattaforme di e-learning (Udemy è senz’altro un buon esempio) senza disdegnare la carta stampata e quindi leggere libri o studiare dispense che possono incrementare le conoscenze.

È indubbio che le competenze in ambito digitale non si esauriscono frequentando un paio di corsi online e/o leggendo un paio di libri on topic ma si possono: 1) potenziare le capacità relative ad un determinato argomento 2) affinare la percezione di ciò che stiamo facendo e capire se stiamo andando nella giusta direzione.

Agiamo nella realtà reale o virtuale?

Non è una novità affermare che disponiamo sia di una realtà reale dove agiamo, interagiamo e viviamo tutte le nostre esperienze, sia di una realtà virtuale dove agiamo, interagiamo e viviamo altrettante esperienze (talvolta senza accorgercene) e sempre di più le due realtà si autoalimentano, si sovrappongono e si confondono.

Nonostante questa consapevolezza, da sempre, il lato virtuale riscuote il maggiore tasso di diffidenza e giudichiamo male ciò che forse non comprendiamo nemmeno.

Spesso ci rechiamo dal medico, dal commercialista o dal meccanico e non solo paghiamo con assoluta consapevolezza la parcella che ci viene presentata ma ci atteniamo a quello che ci viene detto in quanto la professionalità delle suddette persone non è messa in discussione.

Quando ci rechiamo in una web agency o chiediamo una consulenza a un social media manager siamo pervasi dalla sensazione che stiamo parlando di cose ‘evanescenti’, non tangibili, difficilmente valutabili e di conseguenza discutibili.

Il problema risiede nel fatto che quando parliamo di internet, di social e dintorni ne sappiamo tutti qualcosa e spesso argomentiamo con parole e anglicismi che sono diventati ormai di uso comune: call, smart-working, webinar e googlare, postare, taggare, spoilerare….e via discorrendo.

La differenza tra psicologia ingenua e psicologia scientifica

La differenza tra la psicologia ingenua e la psicologia scientifica è qualcosa con cui abbiamo a che fare quotidianamente o quasi.

Spesso giudichiamo le nostre e altrui azioni in base a dei parametri di ‘giusto o sbagliato’ messe a punto personalmente da noi stessi; in nome del buon senso o del senso comune ci permettiamo di interpretare determinate azioni in un modo o in altro senza che queste ‘prese di posizione’ siano supportate da prove o dati inconfutabili.

La psicologia scientifica, per contro, si basa su una metodologia di base e sull’analisi dei dati ed è un po’ quello che accade con la nostra percezione in merito agli argomenti inerenti il web; il fatto di essere presente sui social non vuol dire conoscere i social, il fatto di avere un sito non significa capire come, quando e se siamo presenti nel world wide web …

Chiedere una consulenza, perché no?

Per coltivare le competenze in merito alla nostra presenza virtuale si può chiedere una consulenza ad una web agency per capire quali sono le possibilità a nostra disposizione e al contempo capire quali sono le nostre reali e non presunte conoscenze su determinati argomenti.

Spesso una chiacchierata ci permette di guardare oltre il nostro perimetro e ci consente di capire se stiamo facendo l’interesse della nostra attività, soprattutto nel periodo attuale, dove niente sembra facile e scontato. Chiedere una consulenza non è una cattiva idea, no?

By Alessandra Andreani

Progetti di Scrittura 

Ph. by Alessandro Landozzi